Ebonite

Da FountainPen.
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File:Montblanc-InkBottle.jpg
An ebonite Montblanc travel inkwell

The Ebonite (often called hard rubber or also vulcanite in some old advertisements) is a material invented[1] in 1843 and produced by a rubber vulcanization process in which the natural rubber is mixed with a variable percentage (from 20 to 50%) of sulfur, and hardened by keeping it at high temperature for a prolonged time (a few hours around 150°C). Hard rubber is generally produced in sheets, bars or slabs, which must be subsequently processed; in fact, it is not possible to make it with a mould.

Ebonite is a hard and brittle material, very resistant to corrosion by acids, and softens when heated. It is an excellent electrical insulator. It is easy to process and has been used both for the construction of objects and as an electrical insulator (use that still holds today). It owes its name[2] because it was initially used as a substitute for ebony. Its chemical resistance characteristics have seen it used for many years as an insulator, coating for corrosion-prone parts and as a battery case for cars.

Ebonite is the first material used for the production of fountain pens, in use since the first examples produced at the end of 1800. If even some objects considered as "precursors" of the fountain pen were made of metal, the first fountain pens were born substantially as a result of the invention of this material, which with its characteristics of ease of use, chemical inertia (and consequent resistance to corrosion), proved to be optimal for the construction of that "reservoir" of ink that was in fact the main component of the first fountain pens, and this also thanks to its characteristics of thermal insulation, which avoid the transmission of heat from the hand to the air of the reservoir, with a consequent increase in pressure and loss of ink.

File:Swan-SelfFiller-SF2-Inscr.jpg
Example of discoloration of a Swan in ebonite

Il materiale soffre però di elevata fragilità meccanica, che rende le penne in ebanite poco resistenti ad urti e cadute, in questo caso la neutralità chimica si dimostra un difetto in quanto rende quasi impossibile incollare fra loro pezzi di ebanite in maniera resistente. Tuttavia è possibile ricostruire parti mancanti con polvere di ebanite e cianoacrilato.[3] Inoltre con l'esposizione alla luce, all'umidità ed al calore lo zolfo presente nel materiale tende ad ossidarsi, e ad affiorare sulla superficie, colorandola con una sorta di pellicola opaca marrone scuro che rimuove la lucentezza della lucidatura originale. Questa patina è indice dell'età di una penna, e anche se oggi esistono prodotti che possono invertire il processo e riportare il materiale alla lucentezza originaria, l'opportunità di una tale operazione viene messa in discussione da coloro che non la ritengono rispettosa dello stato della penna.[4]

Oltre alla fragilità meccanica, l'altro difetto fondamentale dell'ebanite, almeno dal punto di vista dei produttori di stilografiche, è relativo alla sostanziale impossibilità di colorazione. Per questo motivo a lungo le due modalità che permettevano di arricchire l'aspetto estetico delle penne erano la cesellatura, cui l'ebanite si presta con relativa facilità, ed il rivestimento con scheletri in metallo lavorato. Nel primo caso si ha quella che viene chiamata in gergo Black Chased Hard Rubber (BCHR, ebanite nera cesellata), nel secondo le innumerevoli varianti dei rivestimenti.

Il colore naturale dell'ebanite infatti è il nero, gli unici altri colori ottenibili con relativa facilità sono l'arancio, grazie all'uso di cinabro, o il rosso scuro (con l'uso di ematite).[5] Questo ha dato luogo a diverse lavorazioni, dalla classica ebanite rossa, alle varie combinazioni fra ebanite rossa e nera (Mottled, Rippled, ecc.) fino alla produzione, portata avanti sostanzialmente dalla sola Waterman[6] nella sua ostinazione a non abbandonare questo materiale, di colori come il verde, l'azzurro, il giallo ed il rosa. Ma alla fine nessuno di questi colori poteva competere con la brillantezza offerta dai nuovi materiali, ed in particolare dalla celluloide, e l'ebanite è stata progressivamente abbandonata come materiale usato per il corpo della penna, restando impiegata però fino ai nostri giorni nella produzione degli alimentatori.[7]

Note

  1. see the italian and english entries of Wikipedia, which, however, present some discrepancies, in particular on the attribution of the invention to O. Meyer and T. Hancock for the first and Charles Goodyear for the second.
  2. the "ebonite" one, still beeing much more commonly called "hard rubber" as "ebonite" was a trade name.
  3. vedi questa discussione.
  4. vedi questa discussione.
  5. per maggiori dettagli tecnici si può fare riferimento a questo articolo.
  6. anche se sono noti modelli Tibaldi in ebanite colorata.
  7. anche se oggi questo avviene solo per le penne di maggior pregio, dato che questo materiale non può essere lavorato a stampo.

Riferimenti Esterni

  • [1] Articolo sull'ebanite rossa
  • [2] Sulla degradazione della gomma vulcanizzata
  • [3] Una discussione sul forum a proposito della pulizia dell'ebanite
  • [4] Una discussione sulla ricostruzione dell'ebanite con cianoacrilato