La Aurora è stato uno dei primi produttori italiani di penne stilografiche e contende alla Montegrappa e alla Tibaldi il titolo di prima fabbrica italiana di penne stilografiche. La ditta venne fondata a nel 1919 a Torino da Isaia Levi, ed ancora oggi è presente sul mercato come azienda produttrice di strumenti di scrittura.

Fra gli innumerevoli piccoli costruttori di penne stilografiche nati agli inizi del secolo, la Aurora ha saputo primeggiare per qualità della produzione ed iniziativa industriale, diventando una grande azienda capace di contendere alla rivale OMAS il titolo di principale produttore italiano. La produzione si è sempre contraddistinta per la grande qualità, e anche se l'azienda non ha realizzato innovazioni tecniche rivoluzionarie, le penne prodotte dall'Aurora sono sempre state di qualità ineccepibile e di grande impatto stilistico e per questo restano fra le più apprezzate e ricercate dai collezionisti.

Storia

La Aurora venne fondata nel 1919 a Torino, come Fabbrica Italiana Penne a serbatoio Aurora, da Isaia Levi, un ricco finanziere e commerciante di tessuti, che subito dopo la prima guerra mondiale decise di investire nella produzione di questo strumento di scrittura. Levi già vedeva una presenza di tanti piccoli produttori nel distretto industriale di Settimo Torinese, ma decise di dare alla propria azienda una direzione precisa orientandola verso una produzione industriale che fosse all'avanguardia sia in termini tecnici che qualitativi, ma anche con una forte spinta verso la commercializzazione dei propri prodotti con iniziative pubblicitarie ed un sopporto molto accurato alle reti di vendita.

L'azienda nacque come produttore italiano imitando i modelli di penne stilografiche americani della stessa epoca, ma ottenne subito un buon successo per la qualità della produzione e la validità delle penne. In particolare poi l'azienda, in un periodo di forte nazionalismo e sotto le spinte autarchiche del regime fascista, fece fortemente leva nei suoi materiali promozionali sull'italianità delle sue penne, che poi, non essendo sottoposte a dazi doganali, avevano anche il vantaggio di un costo più basso.

File:Aurora-ARA-1920.jpg
Pubblicità Aurora degli anni '20.

La produzione iniziale prevedeva i classici modelli di penne rientranti (denominate R.A., da Rientrante Aurora), o con caricamento a contagocce realizzate in ebanite, ispirate ai modelli introdotti sul mercato dalle grandi aziende americane che, come la Waterman, iniziavano ad essere commercializzati anche in Italia. Queste erano penne in ebanite nera liscia o cesellata, molto più rari invece i modelli in ebanite marmorizzata rosso/nera; vennero prodotti anche modelli di lusso rivestiti in metallo placcato e laminato, ed anche in oro massiccio, che non avevano nulla da invidiare agli analoghi delle marche americane.

Negli anni '20 l'azienda iniziò a produrre anche penne in ebanite con caricamento a levetta, nacque così il modello A.R.A, acronimo di Aurora a Riempimento Automatico, che ebbe un buon successo anche oltre i confini Italiani e portò l'Aurora a fianco delle principali ditte costruttrici Europee. In quel periodo, l'azienda seguiva la prassi comune dei produttori europei che li vedeva costruire modelli simili a quelli introdotti sul mercato dai grandi produttori americani, che allora dominavano le tendenze stilistiche e lo sviluppo tecnologico. Ma nonostante si trattasse di evidenti imitazioni, spesso questi modelli finivano per risultare nettamente superiori agli originali per qualità produttiva o per le peculiari realizzazioni stilistiche.

Alla metà degli anni '20 anche l'Aurora passò alla produzione di penne in celluloide, e nel 1925 venne alla luce la serie Duplex,[1] una penna con caricamento a levetta, proposta in quattro misure, chiara imitazione della Duofold con la testa del cappuccio in ebanite nera ed una clip a pallina. A differenza della Duofold però la clip venne realizzata, nei modelli di punta, in metallo lavorato con una raffinata incisione a sbalzo, cosa che ancor oggi rende la Duplex un vero gioiello dello stile italiano.

Nel 1929 l'azienda venne ristrutturata sul piano industriale, in questa occasione vennero create due nuove sottomarche: la Olo su cui venne concentrata la produzione delle penne economiche di fascia bassa e la Asco dedicata alla produzione di penne per le aziende da utilizzare come oggetti regalo o di promozione pubblicitarie.

File:Penne-Aurora-1920.jpg
Pubblicità Aurora degli anni '20.

Nel 1930 venne creato il modello Novum, rivoluzionario per l'epoca, prodotto in forma sia cilindrica che faccettata, ed in una gran varietà di colori. La penna era era dotata di un particolare caricamento a levetta di fondo, e di uno speciale fermaglio di sicurezza, presente sui i modelli di maggiori dimensioni, che all'inserimento della penna nel taschino faceva scattare un gancetto che ancorava la clip al tessuto esterno della tasca per impedirne l'uscita accidentale, e che doveva essere sbloccato tirando in avanti la punta del fermaglio.

All'inizio degli anni '30 l'Aurora cercò ad espandersi sul piano internazionale e ad entrare sul mercato spagnolo e su quello francese. Nel 1931 raggiunge un accordo con la Edac, produttore della Edacoto per la commercializzazione in Francia del Duo Moderne un set composto da una stilografica Aurora ed una matita meccanica Edacoto. C'è chi attribuisce a questo periodo la nascita del modello Internazionale, come versione per il mercato estero della Duplex.

Nel 1934 venne prodotta, riprendendo il disegno della Pullmann della Météore, la Asterope antenata e precursore delle Capless della Pilot, la penna infatti non era dotata di cappuccio, ma di una guaina esterna dentro la quale scorreva il corpo della penna tramite una leva laterale, chiusa da un coperchio che veniva aperto quando si faceva fuoriuscire il pennino. La penna ebbe un certo successo, anche per la sua caratteristica di essere utilizzabile con una mano sola.

Un altro modello famoso, molto ricercato dai collezionisti, è la Etiopia, introdotta nel 1935 nell'occasione dell'invasione dell'Abissinia voluta dalla politica di espansione coloniale fascista. In quell'occasione l'Aurora, che già si era dimostrata piuttosto legata al regime, realizzando molte forniture militari, lanciò una penna specifica per i soldati inviati in Africa, con caricamento a contagocce ed un serbatoio sul fondo per contenere le pastiglie di inchiostro essiccato, da sciogliere nel corpo della penna aggiungendo l'acqua. La penna era realizzata in celluloide bianca e riportava sul cappuccio una incisione dell'aquila imperiale.

La seconda guerra mondiale rappresentò un periodo di crisi per l'azienda: il razionamento delle materie prime, ed in particolare dell'oro portò alla creazione di pennini in acciaio. Come per le altre ditte si cercò di sostituire la mancanza di materiale pregiato con nomi altisonanti, e la Aurora chiamò la sua lega di acciaio Platiridio. Nel 1940 venne introdotto il modello Selene, con finiture metalliche e caricamento a stantuffo.

L'azienda, al contrario della concorrente OMAS, subì pesanti danni dai bombardamenti, gli impianti vennero distrutti e le materie prime e gli archivi vennero persi, ma nonostante questo nel dopoguerra vi fu un grande sforzo per ricostruire le attività. Nel 1947, seguendo di nuovo le tendenze del mercato dettate dall'introduzione del modello 51 della Parker anche l'Aurora introdusse un modello a pennino coperto. Affidata al design dell'architetto industriale Marcello Nizzoli, la 88 è uno dei capolavori della produzione dell'azienda ed ebbe un grande successo.

La 88 era dotata di un caricamento a stantuffo molto avanzato, con una filettatura differenziale, la penna era realizzata con un cappuccio metallico (in metallo placcato oro o di una lega di nickel e argento chiamata Nikargenta) con innesto ad incastro. Il corpo era in celluloide con una sezione trasparente, mentre il fondello era in ebanite. La penna era tecnologicamente e qualitativamente molto più avanzata di una 51, la sola parte realizzata a stampo era la guaina del pennino, dotato a sua volta di un sistema di alimentazione sofisticato che consentiva un afflusso regolare dell'inchiostro.

Nel 1954, per contrastare l'avvento massiccio della penna a sfera, la Aurora lanciò sul mercato la Duocart, una versione a cartucce della 88. Le cartucce erano realizzate in polietilene su progetto di Giulio Natta, premio nobel per la chimica. La caratteristica distintiva della penna, ripresa dal nome, era la capacità di contenere al suo interno una seconda cartuccia di scorta, così da non doversi trovare senza inchiostro.

Negli anni successivi la produzione di stilografiche risentì in maniera sempre più massiccia, come per le altre grandi aziende del settore, dell'avvento della penna a sfera. L'azienda venne ceduta alla famiglia Verona all'inizio degli anni '60, ma restò sempre attiva sul mercato, iniziando anche a produrre penne a sfera. Nel 1963 venne introdotto il modello 98, sempre con caricamento a stantuffo, dotato di una riserva supplementare di inchiostro chiamata Riserva Magica che consentiva di ottenere qualche goccia di inchiostro anche serbatoio vuoto. Nel 1965 venne introdotta la linea economica Auretta con caricamento a cartuccia, prodotta in plastica dai colori vivaci e rivolta soprattutto agli studenti.

L'ultimo modello di rilievo storico è probabilmente la Hastil, realizzata su progetto del famoso architetto Marco Zanuso, che riscosse un enorme successo internazionale, tanto che un esemplare di questa penna è esposto in permanenza al Museum of Modern Art di New York. Realizzata con un sottile corpo in acciaio lavorato di forma cilindrica, la penna è caratterizzata da un sistema di alimentazione molto raffinato (denominato Idrograph), da un pennino montato in posizione centrale e da un cappuccio dotato di una peculiare clip a scomparsa che rientra nel cappuccio in posizione di riposo, ma si apre quando la penna deve essere inserita in una tasca.

Negli anni successivi l'azienda è sempre rimasta sul mercato con prodotti di qualità, estendendo la sua produzione a penne a sfera e roller e realizzando occasionalmente nuovi modelli di stilografiche. Ad oggi l'Aurora resta una delle principali aziende italiane produttrici di penne stilografiche.

Template:CronoMarche |- | 1919 || Nascita della Aurora |- | 1920? || Introdotto il modello A.R.A (Aurora a Riempimento Automatico) |- | 1925 || Introdotto il modello Duplex (o 1927?) |- | 1929 || Introdotta la celluloide per il modello Duplex |- | 1929 || Ristrutturazione dell'azienda, nascono le sottomarche Olo e Asco |- | 1930 || Introdotto il modello Superba |- | 1931 || Accordo commerciale con la Edacoto per la vendita in Francia |- | 1931 || Introdotto il modello Internazionale |- | 1933 || Introdotto il modello Novum (o 1930 ?) |- | 1933 || Introdotto il modello Superna |- | 1934 || Introdotto il modello Asterope |- | 1936 || Introdotto il modello Etiopia |- | 1937 || Introdotto il modello Optima |- | 1940 || Introdotto il modello Selene con pennino in Platiridio |- | 1947 || Introdotto il modello 88, progettato da Marcello Nizzoli |- | 1957 || Introdotto il modello Duo Cart (o 1954?) |- | 1963 || Introdotto il modello 98 progettato da Abe Steiner |- | 1970 || Introdotto il modello Hastil, progettato da Marco Zanuso |- |}

Template:LegendaModelli |- | Duplex || 1925 || 25, 30, 35, 40 |- | Novum || 1930 || |- | Optima || 1930 || |- | Superna || 1933 || |- | Asterope || 1934 || |- | Selene || 1940 || |- | 88 || 1947 || |- | Duocart || 1957 || |- | 98 || 1963 || |- | Hastil || 1970 || |- |}

Note

  1. si trovano vari riferimenti, sbagliati, a questa serie come la [Internazionale]]

Riferimenti esterni