Vacumatic filler
Introdotto dalla Parker nel 1933 con il lancio sul mercato della omonima Vacumatic, venne pubblicizzato come il primo sistema di caricamento senza sacchetto di gomma (sacless). In realtà questo non è assolutamente vero (un classico esempio di pubblicità ingannevole) sia perché all'epoca esistevano già parecchie versioni di sistemi di caricamento senza sacchetto di gomma, come la siringa rovesciata della Onoto ed il caricamento a stantuffo della Pelikan, sia perché in realtà il caricamento si affida sempre ad un elemento di gomma flessibile, il diaphragm, anche se questo non svolge le funzioni di serbatoio.
Fra i vari sistemi di caricamenti basati sull'uso di uno sfiatatoio il vacumatic è senz'altro uno dei più complessi, ma in realtà non è che una rielaborazione del meccanismo del precedente bulb filler in cui invece di usare una pompetta la compressione dell'aria nel corpo della penna viene fatta attraverso il movimento di una membrana di gomma, il cosiddetto diaphragm. In questo caso il movimento viene effettuato attraverso la pressione su un pulsante a molla posto sul fondello della penna, che agisce sul meccanismo che sposta la membrana. Ripetendo più volte la pressione si ottiene lo stesso risultato di pompaggio di una normale pompetta di gomma.
Questo meccanismo comporta il vantaggio di poter disporre di un fondello più corto, che rende l'aspetto della penna più gradevole, questo era ancor più evidente nelle prime versioni del sistema, denominate "lockdown, in cui il pulsante, realizzato con un cilindretto di metallo con una scanalatura laterale, poteva essere mantenuto in posizione premuta grazie alla presenza di una terminazione ad "L" della scanalatura stessa, che ne consentiva l'aggancio al meccanismo tramite una rotazione, così poi da consentire la chiusura del fondello stesso (a vite).