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Mostra Scambio (Pen Show) di Bologna
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Benché la storia della scrittura si perda nella notte dei tempi, quella della penna stilografica non supera i due secoli. In realtà esistono tracce di penne con serbatoio fino dal decimo secolo,[1] quando il sultano dell'Egitto commissionò una penna che non macchiasse mani e vestiti (cosa che a tutt'oggi continua a succedere) e gli fu portata una penna con un serbatoio, antesignano delle moderne stilografiche. Ma le prime realizzazioni almeno parzialmente funzionanti datano a circa la metà del 1800, e solo a cavallo dell'inizio del secolo scorso si è effettivamente avuta una realizzazione affidabile di questo strumento di scrittura. Per molti secoli infatti il principale strumento di scrittura è stata la penna d'oca, fin quando, all'inizio del XIX secolo, iniziarono a prendere piede i pennini metallici. Benché costituissero un'importante innovazione, i pennini continuavano a presentare l'inconveniente della necessità di doverli reintingere continuamente nell'inchiostro. Per questo, in piena rivoluzione industriale, si iniziò quasi subito a cercare di dotare le penne di una qualche forma di serbatoio (da questo deriva il nome inglese di fountain pen) che risolvesse il problema. Esistono vari precursori di quella che oggi viene chiamata stilografica, il più rilevante dei quali, il primo per il quale è noto un brevetto (datato 25 maggio 1827) è probabilmente quello di Petrache Poenaru per una penna portatile alimentata con una sorta di cartuccia costituita da un cilindro ricavato da una penna d'oca. Questi primi tentativi però non conobbero mai una grande diffusione, probabilmente per un funzionamento ancora non sufficientemente affidabile. Per questo, nonostante l'esistenza di questi precursori, è comune sentir dire che la data di nascita della penna stilografica moderna sia da porsi all'incirca nel 1883, quando Lewis Edson Waterman, con l'invenzione dell'alimentatore multicanale, avrebbe dato inizio allo sviluppo del primo modello veramente funzionante ed affidabile di penna stilografica. In realtà questo non è vero, in quanto all'epoca esistevano già modelli ben funzionanti di penne stilografiche, anche se certamente l'impulso dell'invenzione di Waterman fu importante, così come il suo contributo alla industrializzazione della produzione. In generale si può solo dire che l'inizio della diffusione della stilografica come strumento di scrittura prodotto in maniera industriale iniziò negli ultimi decenni del 1800. Da allora la stilografica ha conosciuto un periodo di grande sviluppo, sia riguardo ai materiali in cui veniva realizzata, sia per i sistemi di caricamento, che per lo stile ed il design. In particolare si fa riferimento al periodo fra gli anni '20 e '50 come al periodo d'oro della stilografica. A partire dagli anni '60, con l'introduzione della penna a sfera e l'affermarsi della cultura dell'usa e getta, la diffusione della stilografica è andata diminuendo costantemente, salvo conoscere una ripresa in questi ultimi anni, in parte come fenomeno di costume, ma anche per la sua caratteristica capacità di essere un oggetto strettamente personale, in grado di dare unicità e distinzione alla propria scrittura.
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Il funzionamento di una penna stilografica è legato ad un complesso equilibrio di diverse forze che fan sì che la leggera pressione del pennino sul foglio permetta all'inchiostro di raggiungere quest'ultimo. Per come è costruita, una penna stilografica non deve essere utilizzata mantenendone la punta verticale, ma appoggiata sul foglio in modo che la parte inferiore della punta del pennino strisci su di esso. Il grande vantaggio di una stilografica rispetto ad una penna a sfera o ad un roller (che devono essere usati verticalmente) è che questa consente di scrivere utilizzando angoli di scrittura molto diversi fra loro, ed una posizione della mano molto più naturale (basta lasciare che la penna si appoggi nell'incavo fra pollice ed indice, usando il medio come ulteriore punto di appoggio). Inoltre le dita devono essere usate soltanto per sorreggerla ed per eventuali piccoli spostamenti del tratto, e non per tenerla dritta o premere. Infine una stilografica correttamente funzionante non richiede nessuna pressione per scrivere, il semplice peso della penna deve essere sufficiente a far iniziare la scrittura. L'uso della pressione serve invece a divaricare in maniera più o meno accentuata le punte del pennino (a seconda della flessibilità dello stesso), consentendo di variare la dimensione del tratto, e rendendo così la scrittura molto più personale. Tutte queste caratteristiche rendono la scrittura con una penna stilografica molto più comoda e confortevole rispetto a qualunque altro tipo di penna, consentendo sessioni di scrittura molto più lunghe e meno faticose. Per questi motivi ancora oggi, nonostante siano state introdotte tante tecnologie alternative, la stilografica viene considerata da chi scrive con continuità (scrittori, amatori, appassionati) come il miglior strumento per scrivere e tracciare segni su un foglio di carta.
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Foto di una Sheaffer Snorkel Pen, versione Valiant con banda sul cappuccio e pennino conico bicolore. |
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